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Stella Piazza intervistata a Radio CRT

Questa chiaccherata radiofonica nasce da una pura casualità… che ha portato 4 persone residenti in luoghi molto lontani, a trovare il modo di conoscersi e collaborare. 

Durante una trasmissione radiofonica di Radio CRT, la giornalista Anna Maria Esposito disquisiva con la scrittrice Flaviana Pier Elena Fusi sull’importanza del portamento, o meglio del saper portare con disinvoltura a spasso per il mondo il proprio corpo e magari su un tacco 12.

Ed ecco il crearsi della magia…

Il comune amico Umberto Moro ha fatto da trait d’union tra me e Flaviana, con cui ho instaurato immediatamente una buona sintonia e Anna mi ha accolta nella sua trasmissione con grande entusiasmo e curiosità e l'intervista è uno sguardo sul mio passato di modella e sul mio attuale impegno.


Colgo l’ occasione per ringraziare i miei nuovi e preziosi amici Umberto, Flaviana, Anna e chiaramente Radio CRT che con la sua musica spesso fa da sottofondo alle mie giornate lavorative.

 ... e come dice Flaviana nulla è per caso..


Stella

Ascolta l'audio dell'intervista

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Intervista tratta dalla trasmissione radiofonica BLATERANDO, andata in onda il 5/5/2020 su Radio CRT e condotta dalla giornalista Anna Maria Esposito:


Oggi alla radio un’ospite veramente bella, eccezionale, una professionista con una lunga carriera sulle passerelle milanesi per i più grandi stilisti, immagine di molte campagne nazionali e straniere di abbigliamento, ma non solo, donna bellissima e professionista sempre all’altezza della situazione. Con grande piacere vi presento Stella Piazza.

Ci racconti i tuoi esordi e dell'incontro con Franco Battiato?


I miei inizi non sono stati da giovanissima, ho aspettato di terminare gli studi, quindi di conseguire la maturità e in quel momento ho iniziato a capire che avrei dovuto lasciare il paese dove abitavo, che per me risultava un po' stretto, per affacciarmi a nuove realtà. Il caso volle che nel luogo dove abitavo mi chiesero di presentare uno spettacolo serale e lì conobbi un musicista che lavorava nell’enturage di Battiato, una persona molto interessante , ne rimasi affascinata e me ne innamorai, lasciai il paese con lui ed ebbi la grande opportunità di conoscere il grande Franco e di frequentarlo per alcuni anni.  Presentai addirittura una sua tournée estiva e fu per me un’esperienza veramente incredibile, vissuta a circa 20 anni.


In contemporanea iniziai a fare la modella, le prime agenzie dove capitai non si dimostrarono molto serie, decisi così di rivolgermi ad una grossa agenzia milanese, una di quelle che ancora oggi è nell’olimpo delle agenzie più importanti e lì ebbi l’occasione di conoscere e misurarmi con fotografi, pubblicitari, stilisti e modelle di altissimo livello.


Anche se non iniziai troppo giovane, comunque per quel mondo si è molto acerbi e impreparati a gestire il successo che inebria, è necessario essere molto centrati, senza mai perdere la consapevolezza che è una professione molto seria e faticosa. 



Sei diventata l’immagine dello spot collirio Alfa, hai lavorato molto in Rai; mi racconti del rapporto con alcune tue colleghe come la Bellucci, l’Evangelista… 

Raccontaci un po' del tuo percorso artistico


Lavorando per una grossa agenzia avevo la possibilità di fare casting per lavori importanti e venni scelta come immagine del collirio Alfa e lavorai anche con le top che ancora adesso sono le icone di bellezza a livello mondiale.

Con Linda Evangelista divisi la scalinata di Piazza di Spagna a Roma e mi ricordo, con piacere, che in quell’occasione aveva fatto qualche capriccio, ma se lo poteva permettere. Invece con Monica Bellucci ho diviso per un periodo la stessa agenzia e abbiamo fatto anche qualche sfilata insieme. Lei ha sempre avuto questo viso sorprendentemente bello e la si poteva vedere sulle copertine di tantissimi giornali di moda; lei era una ragazza introversa, un po' solitaria.

In agenzia con me c’era anche la brava e bella Luisa Corna e con lei feci tanti lavori.

In ogni caso l’Evangelista e la Bellucci erano per me inarrivabili, anche se facevamo parte dello stesso team.


La collaborazione con la Rai durò per alcuni anni e, tra le tante cose, fui la modella fissa in un programma estivo per tre stagioni consecutive.



Parlando di Stella tra le stelle hai preso parte per la RAI allo sceneggiato “Stelle in Fiamme” dove interpreti alcuni momenti della vita di Liz Taylor, come ti sei sentita?


Mi sono sentita molto onorata di avere questo compito di ricordare la grande Liz. Lo sceneggiato Stelle in fiamme era dedicato alle star hollywoodiane, come Marylin Monroe, Humphrey Bogart, Anna Magnani, Roberto Rossellini e tanti altri.

Grazie ai miei occhi superai una serie di selezioni e fui scelta per prendere parte a questo sceneggiato; durante le riprese io e l’attore che impersonava Richard Burton, che è stato l’amore più grande di Liz Taylor, abbiamo finto per i rotocalchi gossip dell’epoca, che anche tra noi si scatenasse l’amore, un po' come tra Liz e Richard durante le riprese di Cleopatra, chiaramente era una cosa costruita a tavolino per fare gossip. Ma è stata una bella esperienza, abbiamo girato a Roma e abbiamo messo in luce soprattutto il tormento della loro storia d’amore.

Devo dirti che ho visto una foto dove i tuoi occhi assomigliano molto a quelli della Taylor, complimenti!



Oltre a "Stelle in Fiamme", hai al tuo attivo altri ruoli di attrice in varie situazioni, ci ricordi qualcosa?

 

Presi parte a un film del regista Salvatore Nocita ma senza un ruolo definito, poi divenni l’immagine di una sigla televisiva di moda ma sempre a metà tra l’attrice e la modella.

E poi una cosa buffa… che mi piace ricordare, presi parte anche a vari fotoromanzi

Anna te li ricordi i fotoromanzi?

Certo, io li leggevo di nascosto da mamma e papà

Lavorai anche per quelli, ma imposi regole ferree al fotografo che mi chiamava ciclicamente, poteva convocarmi solamente per interpretare situazioni pulite, non dovevano esserci assolutamente scene imbarazzanti o di nudo, per certi aspetti avevo già un carattere determinato all’epoca.

Scusa stella, di che segno sei?

Sono una vergine ascendente bilancia.

L’avevo intuito, quindi bellezza, fermezza, eleganza

Grazie.


Contemporaneamente al mio lavoro di modella, iniziai a studiare teatro per essere pronta anche dal punto di vista della recitazione ma gli impegni di lavoro non mi permettevano di seguire con regolarità le lezioni.  Dovetti aspettare anni prima di convincermi a iscrivermi nuovamente ad un corso di teatro e infatti sono di questi ultimi periodi le mie partecipazioni come attrice per alcuni video pubblicitari.



Sei stata un'icona di Gil Cagné, mi racconti anche di questa esperienza?

 

Conobbi Gil durante una trasmissione Rai e da quel momento accadde una cosa bella e buffa allo stesso tempo, lui non accettò più di lavorare in RAI e comparire senza di me, ero diventata la sua icona per quanto riguarda il trucco che lui proponeva nelle trasmissioni; con lui feci anche lavori extra Rai, come la copertina del magazine Amica e divenni anche l’immagine dei suoi prodotti di make-up dove, per risaltare il trucco, addirittura mi rese pelata; per fortuna non mi rasarono i capelli ma l’effetto fu raggiunto con una calotta e il trucco aveva la parte predominante.


Gil è stato una grande persona, il papà di tutti i make-up artist moderni, ha fatto scuola ed era un uomo con un fascino molto particolare, un artista, un uomo ecclettico, un anticipatore dei tempi.

Ti posso fare una domanda? Quanti fiori hai ricevuto tu?

Qualcuno…

Per non dire tantissimi…



Nel 2013 segui il Tour di Miss Italia per la regione Liguria come coach, come è stata questa eperienza?

 

Posso dirti che è stata bellissima!

Questa è un’avventura che appartiene a un’altra fase della mia vita dove ero già passata dall’altra parte della barricata, ero già un’organizzatrice.

Ho iniziato a Piacenza, nella città in cui vivo, a organizzare sfilate e la prima importante che feci mi permise di avere credibilità per seguire il Tour di Miss Italia per la regione Liguria.

E` stata un’esperienza molto interessante, a contatto con le paure e le speranze di giovani ragazze e spesso con le speranze delle loro madri.

Per fortuna il mio ruolo non era di giudicarle, ma era quello di prepararle con lezioni di portamento, infondere loro sicurezza e costruire una coreografia adatta per lo show serale.

Dietro le quinte ci sono stati pianti, gioia, crisi di panico ed io ero un po' la loro mamma, un coach a 360°.



Alla fine degli anni ’90 ti trasferisci a Piacenza e lasci il mondo della moda.

Attualmente, oltre a sfilate ed eventi, organizzi corsi di PORTAMENTO, un’opportunità di crescita e autostima.

Quanto è importante conoscere il proprio corpo e prenderne la giusta confidenza?

 

Direi che è fondamentale.

Ho iniziato a insegnare portamento organizzando sfilate, mi capitava di avere ragazzi e ragazze che non avevano mai affrontato una passerella e il mio desiderio era quello di renderli sicuri, in un luogo inusuale per loro, che li metteva a disagio.

Così vedendo la crescita di questi ragazzi non solo sulla passerella, ma anche nella vita normale e osservando i miglioramenti, decisi di strutturare dei veri e propri corsi di portamento.


Nel mio corso metto tutto quello che ho imparato in questi anni, non solo dalla moda, ma studiando teatro, public speaking, prendendo anche dal marketing, da rudimenti derivanti dalla danza e dalla psicologia e mi rivolgo sia a chi desidera intraprendere una carriera nel mondo della moda, ma anche a chi semplicemente desidera migliorarsi, sentirsi a proprio agio, accrescere la propria sicurezza e affrontare il mondo a testa alta.

Il mio percorso si sviluppa in due pomeriggi intensi e l’imparare a stare sui tacchi è l’ultimo step, prima si lavora sulle singole parti del corpo, sulla loro conoscenza e sull’accettazione di ciò che per noi è negativo, o meglio che noi viviamo come qualcosa di negativo, poi in realtà non lo è quasi mai.


Interessante quello che dici, mi iscrivo subito a un tuo corso di portamento, così riuscirò a stare sul tacco 12!




Lo specchio aiuta a guardarsi dentro e a migliorare sé stessi?

 

Devo dire Anna che mi fai delle domande impegnative…

Lo specchio è uno strumento necessario ma raramente obiettivo, il più delle volte rispecchia esattamente quello che noi vogliamo vedere. Lo specchio è come la nostra mente e talvolta “ci mente”, ci prende in giro, ci dice quello che noi abbiamo già nella testa.

Quindi per arrivare all’accettazione dell’immagine riflessa nello specchio bisogna prima passare per l’accettazione della nostra immagine a livello mentale.

Lo sguardo che noi abbiamo verso noi stessi è generalmente impietoso, non ci fa passare nulla e ci fossilizza dentro un’immagine di noi stessi che non è né quella che vedono gli altri ma nemmeno quella che ci restituisce lo specchio.

Se indossiamo un capo che a parer nostro ci imbruttisce, quella sarà l’immagine che lo specchio ci restituisce, noi andiamo davanti allo specchio con questa convinzione, quindi lo specchio va preso un po' con le pinze.


Mi dici una cosa simpatica, perché odio gli specchi, ma come dici tu probabilmente tutto dipende da me



È il vestito che fa il monaco o viceversa, è il monaco che fa il vestito?

Non si è ben capito…

 

Hai ragione Anna, non si capisce perché in realtà sono vere entrambe le affermazioni, mi spiego meglio…

Se mi presento a un colloquio di lavoro in Banca in tuta o con un abito sdrucito, avrò poche possibilità di essere presa in considerazione; o se al contrario vado in palestra pretendendo di fare esercizi con il tailleur sarò completamente fuori luogo; quindi ogni situazione ha sicuramente il giusto abbigliamento che aiuta nella costruzione del nostro monaco, ma tolti i suddetti macro sbagli, siamo noi che diamo vita all’abito, lo caratterizziamo, lo facciamo vivere e ci sentiamo parte di esso.

Se non siamo capaci di portare un tailleur con scarpe tacco 12 e ci sentiamo goffe ma dobbiamo affrontare un colloquio importante, il mio consiglio è di “mettersi in sicurezza” ovvero abbassiamo l’altezza dei nostri tacchi, scegliamo un paio di scarpe che siano sia belle che comode e un abbigliamento curato che ci faccia sentire libere.

Il resto del gioco lo fa la nostra mente, sta a noi valorizzare quello che indossiamo


Cito una frase di Yves Saint Laurent che mi piace molto e condivido: “Nel corso degli anni ho imparato che ciò che è importante in un abito è la donna che lo indossa” e io Anna mi permetto di aggiungere… e COME lo indossa


E` questo che fa la differenza, il come…




Quale è stato l'input per organizzare dei corsi di portamento, dove si acquisisce la percezione di sé, delle proprie potenzialità?

 

Ho iniziato organizzando sfilate con non professionisti, vedendo che i miglioramenti acquisiti in passerella venivano portati anche nella vita quotidiana e ho deciso di strutturare dei veri corsi di portamento.


La percezione di sé… solo questo meriterebbe un’intera trasmissione…

La percezione di sé si costruisce piano piano da bambini, grazie a quello che ci viene rimandato dai genitori e si perfeziona e modifica continuamente con l’età.

Così per le potenzialità, qualcuno le nota e, se anche noi le riconosciamo, perché questo è importante: dobbiamo riconoscere le potenzialità che ci caratterizzano, abbiamo grandi possibilità di svilupparle.

Se questo percorso non parte da bambini, tutto diventa più difficile, ma ci si può arrivare; è necessario che ci sia un mentore che ci faccia da specchio veritiero (chiaramente) e ci aiuti nella percezione sana della nostra immagine.

E` un po' quello che faccio durante i miei corsi di portamento, metto in luce le cose belle delle persone, mi faccio raccontare quali sono le difficoltà o i limiti che vedono nel loro corpo, li smontiamo, perché spesso sono idee che non hanno fondamenta e lavoriamo sulle cose positive. Come risultato vedo queste persone che assumono un atteggiamento diverso, innanzitutto mentale ed è per me meraviglioso assistere al cambiamento.



Vorrei mettere in evidenza e fare un plauso a questa grande professionista per il suo impegno nel sociale: Stella se io dico Telefono Rosa Piacenza e Lega Italiana Lotta ai Tumori, tu cosa mi dici?

 

Ho sempre cercato di lavorare in modo etico, mi sento bene se col mio lavoro posso aiutare qualcuno, fa bene innanzitutto a me; di qualsiasi lavoro si tratti.

  

Per quanto riguarda Lilt Piacenza, seguire un’Associazione che ha finalità così importanti di prevenzione, promozione della cultura della salute, mi rende orgogliosa e vedere che l’Associazione raggiunge dei risultati anche grazie ai miei sforzi o consigli mi dà un’estrema gioia.

       

Mentre per quanto riguarda Telefono Rosa Piacenza sono molto vicina alle donne in generale e soprattutto a quelle che subiscono violenza, di tutti i tipi, da quella più subdola psicologica, a quella che fa notizia sui giornali.

Così per Telefono Rosa Piacenza ho deciso di dedicare una manifestazione annuale che unisce moda e cultura e che realizzo nel periodo in cui cade la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ovvero a fine novembre. I proventi vanno all’Associazione per permettere alle donne ospiti delle case protette di fare la spesa natalizia oppure semplicemente per donne umiliate che hanno solo bisogno di recarsi dal parrucchiere o di prendersi cura di loro, per riprendere in mano la loro vita, partendo dall’accettazione del loro corpo.


Inoltre fare eventi di questo tipo permette alle donne maltrattate, che non hanno il coraggio di parlarne, di vedere che c’è un mondo intorno che le può aiutare, una rete e che non sono sole.


Grazie per tutto quello che hai detto perché tutti dobbiamo rifletterci



Nella quotidianità si può essere eleganti con piccoli accorgimenti?

 

Ma Anna intendi eleganza nel vestire o nella vita?


Entrambe


Poiché l’eleganza va oltre l’abbigliamento, è un mix tra il portamento, il modo di comportarsi, di parlare, l’educazione, il gusto. L’eleganza spesso la confondiamo con superficialità e apparenza, ma in realtà è qualcosa di più profondo, è fortemente seduttiva, senza cadere mai nella volgarità.

Essere eleganti, a mio parere, significa essere in equilibrio, armoniosi, semplici e curati al tempo stesso; una donna elegante non avrà mai un trucco esagerato, abiti troppo vistosi e nemmeno una personalità invadente.

Se parliamo di aspetto e di abbigliamento, è la sapienza nel dosare qualcosa di vistoso su una base tranquilla, come una borsa coloratissima su un abbigliamento monocolore, o un paio di scarpe particolari e molto vistose con un classico tubino nero.

Eleganza è armonia, equilibrio.

L’apparecchiare una tavola può essere fatto in modo elegante, accostando bene i colori e mettendo il giusto fiore al centro.


Per concludere Anna ti lascio con una mia massima i migliori abiti che si possiamo indossare ogni mattina per affrontare la vita sono un buon portamento e un grande sorriso”

 

Siamo giunti alla fine, grazie di aver accettato il mio invito



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